Dolore al ginocchio

Si definisce gonartrosi, una problematica molto comune di usura dell’articolazione del ginocchio che porta ad artrosi, dunque ad indebolimento e danneggiamento delle strutture che compongono questa articolazione.

Molto spesso i pazienti affetti da questa problematica che si presentano in studio, al momento della visita, esprimono la comprensibile paura nella possibile operazione.

Quali sono i consigli da dare?

La domanda più frequente è sempre la stessa: ”Dottore cosa mi consiglia”?

In questi casi sono tantissimi i fattori da considerare, in quanto un articolazione che ormai non riesce più ad assolvere la proprio funzione, è un’articolazione che ha bisogno di un aiuto chirurgico, in quanto probabilmente la sedentarietà o la negligenza nell’affrontare il problema troppo tardi, ha portata ad un danno non sempre risolvibile senza l’intervento chirurgico.

E’ bene precisare che non sarà competenza dell’osteopata creare diagnosi, infatti il consiglio che do sempre è quello di effettuare una visita specialistica affinché il paziente si possa presentare alla mia visione con una diagnosi medica chiare e precisa.

Come può aiutare l’osteopatia?

Una volta accertato che il paziente in questione non abbia bisogno di una terapia chirurgica, l’osteopata può agire in sicurezza e può avere anche un impatto molto significativo nella gestione di questa problematica, tanto da rientrare nelle cosiddette terapie conservative.

Attraverso alcune tecniche manipolative del ginocchio l’osteopata, considerando anche tutte le strutture che possono influenzare la biomeccanica del ginocchio, può migliorare la vascolarizzazione e il drenaggio dell’articolazione, con l’effetto di una riduzione notevole del dolore, favorendo la ripresa delle attività quotidiane.

L’obiettivo del trattamento sarà quello di aiutare il paziente nella consapevolezza delle sue risorse, individuando quelle che possono essere le modifiche posturali quotidiane, così da avere un effetto positivo su tutto l’organismo.

Stipsi ed osteopatia

Per stipsi si intende un disturbo che riguarda l’apparato digerente e che consiste in eventi di evacuazione ridotti nell’arco della settimana, precisamente il soggetto affetto da stipsi va di corpo meno di tre volte ogni sette giorni.

Inoltre fra gli elementi più comune si presentano le feci solide, sensazione di svuotamento incompleta e necessita di utilizzare lassativi per facilitare la completa evacuazione.

Chi soffre maggiormente?

I pazienti che maggiormente sono interessati sono solitamente le donne, soprattutto in gravidanza, e le persone che conducono uno stile di vita molto sedentario. Tra l’altro la mancanza di attività fisica determina una rigidità al bacino che si è visto essere un aggravante per la comparsa anche di mal di schiena.

L’approccio manuale, insieme alle modifiche dello stile di vita e di una pratica sportiva corretta, possono aiutare il paziente a ridurre i sintomi correlati alla stipsi.

Come può aiutare l’osteopatia?

L’osteopata, una volta effettuati i test palpatori viscerali, esegue delle tecniche di mobilizzazione proprio sui visceri addominali, andando a cercare le possibili tensioni ed aderenze, al fine di andare a ridurre queste tensioni e favorire i processi digestivi, favorendone il transito del cibo nelle varie porzioni dell’intestino.

Quando vi è correlato anche il mal di schiena (Lombalgia), si è visto che un trattamento del genere può migliorare in maniera netta e decisa il sintomo, dimostrandosi di grande aiuto anche per le algie alla colonna lombare.

Quali sono i consigli da dare?

Sicuramente insieme al trattamento osteopatico, è opportuno eseguire un lavoro in team per far si che il paziente seguisse anche un piano alimentare consono al contrasto di questa sintomatologia, cercando di ridurre nel più breve tempo possibile la sintomatologia e migliorare la qualità della vita.

Osteopatia e dismenorrea

Ormai da tempo l’osteopata entra a contatto diretto con medici specializzati al fine di garantire il benessere dei pazienti. Nei casi di problematiche uroginecologiche, l’osteopata può riscontrarsi di notevole aiuto per risolvere il problema.

Quali sono le principali indicazioni al trattamento osteopatico?

In questo articolo stiamo affrontando le più frequenti problematiche che affliggono le donne.

Sicuramente una su tutte è il dolore al ciclo mestruale, tecnicamente chiamato “dismenorrea”, che appare quasi come una normalità per le donne che ci soffrono.

I dolori mestruali colpiscono le donne fertili, senza distinzioni di età, in maniera più o meno invasiva, a seconda dai casi. Puà essere descritta come dolore al basso ventre che interferisce con la solita routine provocando stress e dolore, oltre che vertigini, vomito e mal di testa.

Quali sono le cause di questo dolore?

Alcuni studi scientifici dimostrano che il dolore al ciclo mestruale (dismenorrea), sia dovuto alla congestione pelvica che è causata dalla costrizione dell’afflusso di sangue al tessuto dell’endometrio quando i muscoli dell’utero si contraggono.

 La restrizione della mobilità e l’aumento delle tensioni muscolari vanno a diminuire l’apporto di sangue, con conseguente dolore e gonfiore che determinano un’irritazione dei nervi che, una volta irritati, andranno ad aumentare la percezione del dolore.

Come può intervenire l’osteopata?

L’osteopata attraverso dei test specifici, riesce ad individuare il problema, e grazie a delle tecniche manuali si andranno a diminuire le tensioni muscolari, così da favorire il corretto e fisiologico apporta sanguigno, riducendo il gonfiore che determina irritazione nervosa e dunque percezione del dolore.

Il trattamento osteopatico si concentra principalmente come abbiamo detto sul miglioramento del drenaggio vascolare e linfatico, contribuendo ad alleviare la congestione pelvica.

Inoltre il trattamento osteopatico può garantire l’equilibrio tra sistema nervoso e organi pelvici. L’innervazione genitale deriva dal tratto che va dalle dodicesima vertebra toracica (D12) fino alla seconda vertebra lombare (L2), e  dalla seconda fino alla quarta vertebra sacrale (S2-S4).

Questa correlazione nervosa può spiegarci la correlazione tra le problematiche riguardanti la sfera ginecologica ed i dolori alla porzione bassa della schiena.

Il Diaframma

Il diaframma è il muscolo respiratorio più importante del nostro corpo. È un muscolo impari, dalla forma “cupolare” che separa la cavità toracica da quella addominale.

I suoi movimenti sono di discesa e risalita ad ogni atto respiratorio, e più precisamente durante la fase di inspirazione il diaframma scenderà determinando un’apertura della gabbia toracica e dunque un aumento della cavità polmonare; al contrario quando espiriamo il diaframma risalirà tornando in condizioni di riposo e dunque determinando la chiusura della gabbia toracica con riduzione della grandezza dei polmoni.

Il diaframma nella regolazione delle emozioni

Il diaframma gioca un ruolo fondamentale nella gestione delle emozioni e dello stress, in quanto sede del centro frenico. La sua innervazione è data dal nervo Frenico che ha origine dalle terza, quarta e quinta vertebra cervicale, quindi è facilmente intuibile come un sovraccarico al diaframma possa compromettere la zona cervicale e quindi portare dolore al collo.

Il diaframma e la connessione viscerale

Questo muscolo oltre a supportare il nostro apparato respiratorio nella quotidianità , effettua un ruolo fondamentale nel drenaggio dei visceri addominali, in quanto presenta un foro di passaggio per la vena cava inferiore, deputata al drenaggio di tutto l’addome.

Come può aiutare l’osteopatia?

L’approccio osteopatico porta notevoli benefici al paziente in quanto, andando ad eseguire delle manovre dirette sul diaframma, si può recuperare con il tempo la corretta biomeccanica di apertura e chiusura della gabbia toracica che fornisce la corretta gestione delle pressioni toraciche ed addominali.

Inoltre è sempre consigliato consigliare degli esercizi specifici per mobilizzare questo muscolo, anche perché il 90% dei pazienti non riescono a contrarre il muscolo in maniera ottimale, ma effettuano la respirazione grazie alla contrazione e l’utilizza dei muscoli accessori della respirazione.

Una volta che i pazienti sviluppano dimestichezza con questi esercizi diaframmatici, essi riferiscono di sentirsi più leggeri e rilassati e riferiscono anche una migliore gestione di stress ed ansia.

Distorsione alla caviglia e osteopatia

La caviglia è la regione di raccordo fra la gamba ed il piede comprendendo l’articolazione tibiotarsica, vale a dire l’articolazione tra le estremità distali di fibula (perone) , tibia ed astragalo (talo).


Se volessimo analizzare anatomicamente questa articolazione potremmo dire che, questa articolazione, è rinforzata medialmente dal Legamento Deltoideo, di forma triangolare, molto resistente e che difficilmente andrà in contro a traumi discorsivi, mentre lateralmente l’articolazione si compone di tre legamenti:

  • Legamento peroneo astragalico anteriore
  • Legamento peroneo calcaneare
  • Legamento peroneo astragalico posteriore


Proprio per la resistenza già citata del Legamento deltoideo, in un trauma distorsivo ad averne la peggio saranno sicuramente nella maggior parte dei casi (85%) i legamenti del compartimento laterale.


Come avviene il trauma discorsivo?


Questo trauma si manifesta durante un movimento brusco della caviglia, creando uno stiramento del compartimento capsulo legamentoso, per poi ritornare nella loro posizione fisiologica.


Quali sono i gradi di lesione?


Questo stiramento brusco e repentino, può creare più o meno danno in base alla gravità del trauma discorsivo; ecco perché distinguiamo 3 gradi di gravità crescente:

  • Lesione di primo grado, in cui il legamento ha subito una deformazione elastica
  • Lesione di secondo grado, ovvero rottura parziale del legamento
  • Lesione di terzo grave, ovvero rottura completa del legamento. In questo caso si dovrà prendere in considerazione anche l’ipotesi di un intervento chirurgico.


Come può aiutare l’osteopatia?


Nelle lesioni più lievi (primo grado), la manipolazione osteopatica deve essere immediata, con la finalità di riprendere la fisiologica articolarità persa. Attraverso le manipolazioni osteopatiche, è possibile andare ad agire sul legamento interessato, alleggerendo il complesse edematoso, cercando di ridurre il gonfiore e migliorarne la circolazione, agendo non soltanto sul legamento ma anche sulle fasce della gamba.


L’obiettivo dell’osteopata sarà quello di recuperare la mobilità della caviglia in maniere completa e naturale, evitando di incorrere in instabilità articolare che può manifestarsi in dolori cronici che possono presentarsi durante il sovraccarico dell’articolazione.


Il trattamento osteopatico si mostra di estrema importanza per prevenire il riacutizzarsi di problemi durante un’attività fisica, che potrebbe portare a gonfiore post attività, proprio a causa delle aderenze cicatriziali che si possono formare qualora la caviglia non fosse stata trattata con le corrette manipolaioni.


Nelle lesioni più gravi (secondo e terzo grado), il trattamento osteopatico è indicato per evitare che il trauma possa portare a cronicizzare il dolore, sempre dopo il trattamento medico o chirurgico.

Osteopatia ed Articolazione Temporo-Mandibolare (ATM)

Un argomento che mi sta molto a cuore è sicuramente la correlazione dei disturbi che una mala occlusione può dare sia a livello ascendente che discendente al nostro organismo, andandone a perturbare l’equilibrio con la possibilità di andare a creare scompensi che possono poi portare all’insorgenza di disturbi classici come il mal di testa.

Nella valutazione osteopatica non deve mai mancare l’analisi della bocca, andando a controllare il corretto allineamento tra arcata superiore e arcato inferiore, valutando se ci sia o meno una corretta occlusione.

Ecco perché una scorretta occlusione, se non presa in tempo e trascurata, potrebbe scatenarmi una serie di problematiche che a prima vista potrebbero sembrarci impensabili.

Proprio la centralità della nostra mandibola, e la continua ricerca di una posizione di confort fa si che questa si muova continuamente nell’arco della giornata, e se pensiamo che la bocca si muove anche per parlare e per mangiare, possiamo immaginare quanto importante ed influente possa essere l’articolazione temporo-mandibolare per il nostro organismo.

Perché c’è correlazione tra mal di testa e mala occlusione?

Dobbiamo sapere che la mandibola, intesa come osso a se stante, si articola con l’osso temporale che appartiene alla sfera posteriore del cranio; sfera posteriore che ingloba anche l’occipite e dunque di riflesso anche la mandibola.

Proprio perché fa parte della sfera posteriore, possiamo capire quanta correlazione ci sia tra quest’ultima e le cervicali. Ecco perché in molte delle volte si assiste ad un mal di testa a partenza posteriore che poi sale lungo tutta la testa per poi arrivare fino agli occhi, proprio perché un’alterata occlusione porta ad uno scompenso cervicale e dunque ad un’irritazione delle radici nervose, che scatenano la sintomatologia dolorosa.

I muscoli della bocca posso incidere?

La risposta è assolutamente si. Dobbiamo sapere che i muscoli della bocca sono costantemente sollecitati, sia dal continuo parlare ma anche dall’alimentazione; quindi se è presente una scorretta occlusione troveremo dei muscoli che si attiveranno maggiormente rispetto a muscoli che saranno attivati in maniera minore ed il risultato sarà semplicissimo: Sistema in Tilt!

Quali possono essere i segni più frequenti di un’implicazione dell’articolazione temporo-mandibolare?

La persona che soffre di disturbi temporo-mandibolari ha solitamente:

  • Difficoltà ad aprire la bocca
  • Difficoltà a chiudere la bocca
  • Click e scrosci articolari nei movimenti di apertura e di chiusura della bocca
  • Dolore al movimento della bocca 

Come interviene l’osteopata?

Attraverso un’attenta valutazione dell’articolazione temporo-mandibolare (ATM) e di tutte le strutture che possono influenzarla, l’osteopata può donare sollievo al paziente.

Quali sono le strutture che possono influenzare l’ATM?

Bisogna considerare sempre la storia clinica del paziente, andando a valutare se ci sono stati degli interventi chirurgici alla bocca, estrazioni dentarie, applicazioni di apparecchi fissi o mobili, la presenza di bite.

Tutte queste informazioni vengono registrate dall’osteopata che passa alla palpazione sia dei muscoli esterni che dei muscoli interni, andando a valutare quale struttura va ad alterare il corretto equilibrio.

Grazie al trattamento osteopatico, effettuato in team anche con dentisti e gnatologi, si possono avere eccellenti risultati di trattamento, con l’intento di rendere il paziente al centro del piano terapeutico, mostrando quali sono gli accorgimenti da avere durante la giornata per far si che i disturbi sopra elencati possano essere soltanto un brutto ricordo.

Osteopatia Pediatrica

Dall’inizio del mio percorso di studi ho sempre avuto un debole per i bambini e in particolare per i neonati; essere piccolissimi e al tempo stesso tenerissimi, che hanno come unico modo per comunicare “il pianto”

Mi metto nei panni di quei genitori che nelle prime settimane di vita del loro bambino, si trovano alle prese con crisi di pianto inconsolabili a causa di disturbi frequenti nei bambini come coliche, rigurgiti frequenti, alterazione della suzione o torcicollo miogeno, che mette a dura prova la loro serenità. 

Proprio su queste disfunzioni l’osteopata può fare molto per rasserenare sicuramente il piccolo, ma anche i genitori che potranno ritornare a riposare in maniera più tranquilla.

È importante evidenziare come nei nove lunghi mesi in cui il feto si sviluppa all’interno dell’utero è sottoposto costantemente alle tensioni fisiologiche provocate dai ritmi della vita quotidiana nella madre. 

Proprio all’interno dell’utero il bebè cerca di adattarsi a queste continue pressioni interne posizionandosi in maniera tale da non sentirne gli effetti. 

Ma se è vero che il feto trova una sua posizione di confort è anche vero che se mantenuta troppo a lungo questa posizione può creare delle pressioni craniche tali da modellare il suo cranio.

Ecco spiegato perché a volte il bambino alla nascita  mostra qualche asimmetria cranica che determina un’alterazione di tutto quello che passa all’interno del cranio, come vasi sanguigni e nervi.

Quindi ricordate che i continui  movimenti del feto all’interno della pancia indicano vitalità e di positività e che quando un neonato piange è perché ha qualcosa da comunicare.

Coliche e rigurgiti frequenti

Questo disturbo, molto frequente, è attribuibile all’irritazione del decimo nervo cranico, il Vago, nervo pari e simmetrico che dalla porzione cranica tra l’osso occipitale e quello temporale, scende verso l’apparato digerente, andandolo ad innervare. Se questa compressione cranica è molto evidente, il bambino spesso si lamenterà per i classici dolori da “colichetta”, oppure potrebbe rigurgitare frequentemente anche lontano dai pasti. 

Questo perché il nervo è irritato e quindi l’intervento sarà quello di andare a liberare la sutura occipitomastoidea che è quella che si interpone tra Occipite e Temporale; una volta che il nervo ritorna a prendere respiro i disturbi si ridurranno drasticamente fino a scomparire del tutto.

Alterazione della suzione e difficoltà di deglutizione

Uno dei motivi che porta il neonato ad avere un’alterata suzione è sicuramente il coinvolgimento del dodicesimo nervo cranico, l’Ipoglosso, che controlla i movimenti della lingua.

È un nervo pari e simmetrico che deve assolutamente lavorare in armonia e simmetria; se così non fosse, la lingua del bebè lavorerebbe in maniera asincrona alterando la poppata e il bambino non riuscirebbe ad ingerire la giusta quantità di latte necessaria per sentirsi sazio.

Qualora il nervo irritato fosse il nono, nervo Glossofaringeo, il bambino potrebbe avere delle difficoltà di deglutizione e quindi affogarsi spesso durante le poppate. Questo nervo che passa nel foro lacero posteriore (sito di passaggio anche del nervo Vago, del nervo Accessorio, e della vena giugulare) può risentire delle forti tensioni craniche di quella sutura. Basterà, quindi, agire andando a liberarla per risolvere il problema.

Andando a liberare le strutture che possono portare sofferenza al nervo, la lingua si muoverà in maniera simmetrica, il bambino comincerà a poppare meglio e sarà sazio, non si sveglierà presto e dormirà per qualche ora in più con immensa gioia dei genitori.

Torcicollo

Frequentemente capita di vedere dei neonati con la testa inclinata da un lato e ruotata dal lato opposto. Molto volte questa posizione viene sottovalutata e si pensa possa essere un atteggiamento che il bambino adotta per comodità. In realtà questa è una problematica da attribuire all’irritazione del nervo Accessorio, undicesimo nervo cranico, che passa all’interno del foro giugulare tra due ossa molto importanti della testa come l’Occipite ed il Temporale.

Una compressione fra le due ossa può portare ad un’irritazione del nervo che determina uno spasmo muscolare dei due muscoli che innerva, ovvero il muscoli Trapezio e Sternocleidomastoideo.

Governando questi muscoli ed essendo sempre irritato, il segnale che viene mandato al cervello è sempre di una contrazione perenne che mantiene tesi e contratti tali muscoli  rendendo la testa ruotata da un lato ed inclinata dall’altro.

Agendo sulle ossa del cranio (temporale ed occipite) e sul decorso del nervo, quest’ultimo si potrebbe liberarepermettendo al neonato di ritornare ad una posizione cranica di neutralità.

Come può essere d’aiuto l’osteopata

L’osteopata ha la capacità di agire sulle disfunzioni craniche procurate dalle compressioni intrauterine o da quelle del parto naturale, promuovendo la simmetria cranica del bambino così da rimuovere le tensioni che portano all’irritazione del nervo e portare tranquillità sia al neonato che ai genitori.

Intestino “irritabile”

Mi è capitato, devo dire anche con una certa frequenza, di avere a che fare con pazienti che alla domanda “qual è il motivo di consulto”, mi rispondessero: “soffro di colon irritabile”. 

In realtà, è bene precisare che il colon fa parte dell’intestino e che, essendo considerato un tutt’uno,  sarebbe più indicato parlare di intestino irritabile piuttosto che di colon.

Questa sindrome è un disturbo che influisce negativamente sulla qualità di vita di un paziente, che tra i vari sintomi presenta fastidio o dolore addominale, gonfiore, stitichezza, flatulenza.

L’apparato digerente, come sappiamo, ha inizio dalla bocca e termina al livello del retto; ma quando parliamo di intestino irritabile ci riferiamo soprattutto a tutto ciò che viene dopo lo stomaco e quindi in ordine duodeno, intestino tenue, intestino crasso.

L’intestino crasso anatomicamente viene suddiviso in sei tratti che vengono rispettivamente chiamati: cieco, colon ascendente, colon trasverso e colon discendente, sigma e retto.

Quando questi organi sono in sovraccarico, o hanno un rallentamento funzionale, si può assistere all’insorgenza di sintomi ad esso correlati e che molto spesso sono sconosciuti.

Ecco qualche esempio:

– mal di schiena localizzato nella porzione lombare

– pesantezza dopo i pasti

– dolore addominale

– diarrea e/o stitichezza

– gonfiore

– flatulenza

– sensazione di svuotamento incompleto durante l’alvo.

Se a prima vista per tutti questi sintomi ci potrebbe essere una correlazione, è necessario comprendere che un intestino irritabile può provocare mal di schiena o comunque disturbi scheletrici del rachide e dei distretti vicini. L’intestino, infatti, ha importanti relazioni sia anatomiche che innervative con la colonna vertebrale, soprattutto con quella lombare. Questo spiega il motivo per il quale un paziente che soffre di dolori addominali, stitichezza o gonfiore abbia anche correlato un principio di mal di schiena.

Cosa può fare l’osteopata?

È chiaro che il trattamento osteopatico varia da persona a persona, come un sarto che ricama un abito da sposa. 

L’osteopata, conosciuta tutta la vostra storia clinica attraverso un’attenta anamnesi iniziale, analizzerà i vostri sintomi e li metterà in relazione con quelle che saranno le strutture che troverà in disfunzione permettendogli di individuare la soluzione più appropriata per alleggerire questi disturbi e di migliorare la vostra sintomatologia.

Contestualmente, soprattutto con pazienti che soffrono di intestino irritabile, l’osteopata si confronta di continuo con i medici specialistici con i quali collabora al fine di prolungare nel tempo gli adattamenti offerti al paziente aiutandolo, pertanto, a migliorare la sua qualità di vita più a lungo possibile.

Mal di testa ed Emicranie

“Alzi la mano chi non ha mai sofferto di mal di testa”. 

Ebbene si, penso che tutti almeno una volta nella vita abbiano avuto a che fare con il classico mal di testa. Questo è un disturbo molto diffuso sul territorio nazionale, tant’è che circa 6 milioni di italiani ci soffrono ogni anno.

Non può essere sottovalutata, inoltre, l’incidenza sulla spesa sanitaria questo disturbo: pensate che un soggetto che soffre abitualmente di emicrania per contrastarla spende all’anno circa 800 euro di cui la metà circa in farmaci.

Se è vero che alcuni farmaci ci salvano la vita, è anche vero che il loro abuso e l’utilizzo scriteriato è molto pericoloso ed è all’origine di problemi organici molto spesso sottovalutati.

Ma andiamo con ordine.

Quando si parla di mal di testa, bisogna distingurere fra:

– cefalea a grappolo: questa si manifesta con dolori molto intensi soprattutto in zone temporali e peri orbitarie. Questi attacchi si ripetono in maniera ciclica e avvolgono quasi tutta la faccia, con una durata che può variare in giorni, settimane o addirittura mesi, per poi diventare silenti per anche lunghe settimane. Il dolore è provocato dall’eccessiva dilatazione dei vasi sanguigni che generano un aumento della pressione interna sulle terminazioni del nervo trigemino, il quale irritandosi scatena la sintomatologia dolorosa.

 emicrania: questa si presenta in forma unilaterale ed è spesso accompagnata da sintomi ben specifici come visione di punti neri, aumento della sensibilità alla luce ed ai rumori, luce simile ad un flash e nelle peggiori dei casi anche nausea e vomito.

– cefalea muscolo-tensiva: questa esordisce tipicamente dalla base del collo per poi protrarsi lungo tutta la porzione superiore della testa, a volte coinvolgendo anche l’occhio. La sensazione che il paziente molto spesso riferisce è quella che ci sia una fascia che stringa la testa.

Come si può intervenire?

Non si può considerare un mal di testa uguale ad un altro, ecco perché il trattamento sarà sempre personalizzato al paziente, ai suoi sintomi ed alla sua storia clinica.

Molto spesso il problema principale è il tratto cervicale che in disfunzione, porta ad alterazioni biomeccaniche con il coinvolgimento di ossa, legamenti e muscoli,  alterando la corretta simmetria corporea e dunque scatenando la sintomatologia.

Altro aspetto da non sottovalutare è il mal di testa abbinato a turbe digestive come difficoltà a digerire alcuni pasti, sonnolenza post prandiale, pirosi (bruciore retrosternale), tutti sintomi di sofferenze digestive. Effettuando un lavoro di riequilibrio su questi organi, la sintomatologia potrebbe addirittura sparire.

Un capitolo molto simile che riguarda le donne è il mal di testa abbinato al ciclo mestruale. Anche qui, effettuando un trattamento su utero, ovaie e tube uterine, si assiste ad un miglioramento della sintomatologia.

Per finire, bisogna sempre valutare se sono presenti disordini mandibolari, verificando se ci sia o meno una corretta occlusione, click mandibolari o crepitii che dimostrano una sofferenza. In questo caso bisognerà intraprendere un lavoro in team con lo gnatologo/dentista per cercare di eliminare la causa del problema.

Ernia Iatale e Reflusso Gastroesofageo

Ernia Iatale e Reflusso Gastroesofageo

L’ernia iatale colpisce fino al 50% della popolazione, ed è dunque molto frequente soprattutto nei paesi più industrializzati dove soprattutto i “fast food “ne fanno da padrone.

Per ernia iatale si intende la risalita di una parte di stomaco che dall’addome si trasferisce in porzione toracica attraverso un foro chiamato “iatus diaframmatico o foro gastroesofageo”.

Possiamo descrivere due differenti ernie iatali:

-ernia da rotolamento: è la situazione più grave nel quale si assiste alla risalita della porzione del fondo gastrico, mentre la giunzione gastro esofagea, vale a dire la porzione di unione tra la parte terminale dell’esofago e la porzione iniziale dello stomaco, rimane nella sua sede naturale.

– ernia da scivolamento: questa è la più frequente, si caratterizza per il passaggio della porzione gastroesofagea al di sopra dello iatus, passando quindi da porzione addominale a porzione toracica.

Quale è la sintomatologia

La maggior parte di persone che soffrono di ernia iatale è asintomatica, altre persone invece riferiscono delle gastriti correlate a reflusso ed iperacidità gastrica, molto spesso combattuta con l’uso di una sana alimentazione e stile di vita.

Se con l’introduzione di piccoli accorgimenti alimentari non si dovesse ottenere il risultato sperato, l’ernia iatale viene combattuta con l’utilizzo di farmaci e soprattutto gastroprotettori , con l’intento di andare ad abbassare la secrezione acida nello stomaco, aumentando la concentrazione di bicarbonato.

Nei casi più gravi invece, si fa richiamo alla chirurgia, con lo scopo di andare a creare una nuova valvola (cardias), che possa chiudersi in maniera corretta ed evitare di far risalire il succo gastrico nell’esofago, scatenando la sintomatologia.

Come può aiutare l’osteopata

La figura dell’osteopata diventa di fondamentale importanza per contrastare l’insorgenza dei sintomi sopra elencati.

Molto spesso capita che tensioni fuori dalla norma del diaframma possano compromettere la fisiologica chiusura della valvola del cardias, la quale non si chiude in maniere ottimale, permettendo la risalita dei succhi gastrici nell’esofago, provocando pirosi, bruciore retrosternale, e pesantezza allo stomaco.

Attraverso un approccio sia viscerale che fasciale si può alleggerire tutto il diaframma e gli organi sottodiaframmatici (stomaco e fegato), cercando di donare la giusta elasticità ed armonia ad un muscolo. Il diaframma, troppo importante per l’economia delle persone.

Già dalla prima seduta, i pazienti che ricevono questo trattamento, vedono ridotto del 50% la sintomatologia dolorosa. Proprio quando si tratta di tale patologia, ricerco collaborazione con professionisti del settore per cercare di migliorare le abitudini alimentari molto spesso sbagliate, così da ricercare il benessere del paziente non nel breve, ma nel lungo termine.